Ieri abbiamo presentato in Senato il libro del Dottor Maurizio Montanari “Suicidi in carcere: aspetti psicologici della prevenzione”.
Quella dei suicidi in carcere è una vera e propria emergenza sociale. In questo 2025 da poco cominciato sono già 15 i detenuti che si sono tolti la vita. Nel 2024 erano stati 90; una cifra record. E in questo dato non sono inclusi gli agenti di polizia penitenziaria, tra i quali si registrano tassi di suicidio altrettanto allarmanti.
Le cause di questo problema, troppo spesso fatte passare sotto silenzio, sono note: sovraffollamento, svilimento della dignità personale, assenza o carenza di sostegno psicologico.
Su ciascuna di queste occorre intervenire con la massima urgenza in modo chiaro e non occasionale: serve trasformare il nostro sistema carcerario da punitivo a rieducativo.
Alcuni passi avanti in questi anni sono stati fatti, solo grazie al lavoro eccezionale di molti direttori carcerari. Qualche mese fa ho toccato con mano quanto si sta facendo ad esempio nel carcere di Secondigliano.
Qui, in accordo con l’Università Federico II di Napoli è stato inaugurato addirittura un polo universitario con ben 12 Facoltà. Ed è sempre maggiore il numero di detenuti che scelgono di intraprendere questo percorso.
E non solo: sempre a Secondigliano è stato attivato un laboratorio dove i detenuti imparano antichi mestieri, come quello del sarto o del maestro presepista, acquisendo così preziose competenze che saranno immediatamente spendibili nel mondo del lavoro una volta riacquistata la libertà.
Voltaire diceva che il grado di civiltà di un paese si vede da come sono le sue carceri e anche il Papa ha voluto aprire una Porta Santa nel carcere di Rebibbia per il Giubileo della Speranza.
Se avete tempo guardate il video dell’incontro di ieri che è stato davvero importante e illuminante.