Unica pentastellata eletta ad aver criticato l’esclusione di Beppe Grillo dal nuovo corso di Giuseppe Conte (almeno pubblicamente), la senatrice Mariolina Castellone dimostra un convinto attaccamento al progetto originario del M5s e all’idea di una politica alternativa a quella tradizionale. Ed è da lì, spiega, «che dobbiamo ripartire».
Senatrice, lei ha chiesto di non escludere Grillo. Perché?
Al di là del fatto che rappresenta la nostra storia, difendo l’idea di un progetto che è nato come collettivo e deve restare tale, incarnando un modo diverso di fare politica. Non credo sia stato Grillo a farci perdere consenso. Chi vive i territori sa bene che l’abbiamo perso perché il processo di radicamento che abbiamo avviato non è stato completato. Abbiamo creato una struttura troppo verticistica per quella che è l’anima del M5s, da sempre un progetto partecipato e in cui gli eletti sono i portavoce dei cittadini, che hanno il vero potere. È questa idea di politica come servizio che mi ha spinto a mettermi a disposizione del Paese e che ha appassionato milioni di persone.
Conte però dice che la costituente è pensata proprio per recuperare la partecipazione dal basso
Ho accolto con grande favore l’idea di un momento di democrazia partecipativa per rilanciare il nostro corso, senza rinnegare però la nostra storia. E confesso che mi ha sorpreso leggere nella guida alla discussione la possibilità di eliminare la figura del garante, ma non voglio incentrare tutto il discorso sullo scontro fra Conte e Grillo, perché credo che sia veramente riduttivo rispetto al grande lavoro che il M5s deve fare per ritrovare la propria identità e il consenso dei cittadini.
Ma le due cose sono collegate o no?
Sicuramente la sua esclusione significherebbe rinnegare la nostra storia, perché se milioni di cittadini si sono riconosciuti in un modo diverso di fare politica è merito di Beppe, di Gianroberto e dei tanti attivisti che hanno dato la vita al movimento. Il M5s deve tornare ad appassionare le persone.
Cosa ne pensa della regola dei due mandati?
Ho già detto come la penso, anche andando contro i miei interessi, perché credo fermamente che quando si sposa un progetto poi non si debba rinnegarne i pilastri. Sono però certa che si possano trovare delle mediazioni, per esempio prevedendo che dopo il Parlamento si torni a lavorare sul territorio, a servizio delle amministrazioni locali e nei consigli comunali.
Ma se dovesse essere cancellata?
Sarà la nostra comunità a decidere. Il processo costituente è ancora in corso. Certo, se viene fuori un M5s in cui si possono fare 20 mandati verrebbe meno il progetto iniziale di politica come servizio. Ma io ho fiducia nella nostra comunità e spero davvero che si riesca a discutere anche al nostro interno più di quanto fatto finora. Le voci critiche sono una ricchezza e in democrazia non deve mai essere silenziata la voce di nessuno.
Lei è l’unica ad aver criticato la decisione su Grillo. Altri la pensano come lei, ma non lo dicono?
Non posso e non voglio parlare per altre persone. Ma, ripeto, la diversità, anche di opinione, è sempre una ricchezza.
Ha condiviso il veto su Renzi?
Credo che il M5s non debba fare alleanze strutturali, ma farsi promotore di battaglie giuste da condividere, come fatto con il salario minimo, e lavorare sui programmi che rispondono alle esigenze dei diversi territori. Le alleanze strutturali ci danneggiano.
Ma se l’obiettivo è sconfiggere chi sta al governo serve qualche compromesso, non crede?
Non servono compromessi, ma progetti condivisi, in cui riconoscersi come comunità preservando la nostra storia e la credibilità agli occhi degli elettori. Dobbiamo tornare ad appassionare le persone, e continuare a radicarci sui territori. I calcoli matematici non funzionano perché il risultato finale non è mai dato dalla mera sommatoria dei voti dei singoli partiti.
(L’AVVENIRE – giovedì, 31 ottobre 2024)