Oggi si ricorda il 31°anniversario dell’omicidio di Don Giuseppe Diana.
Don Peppe fu ucciso perché aveva osato denunciare a viso aperto la camorra e il traffico di rifiuti che avvelenava le nostre terre.
Lo uccisero e provarono ad infangare anche la sua memoria. Perché uomini come Don Peppe sono un esempio sia per i gesti che compiono da vivi, che per il messaggio che lasciano ai posteri. E i camorristi non potevano permetterlo.
Ma giustizia e verità alla fine hanno prevalso, sancendo che Don Diana fu una vittima innocente dei clan. Punito perché non aveva taciuto e aveva portato avanti senza paura la sua battaglia per la legalità.
Ieri, insieme a S.E. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa, al Dottor Donato Ceglie, Magistrato, a Marisa Diana, sorella di Don Peppino, a Don Francesco Marfisa, che ha preso il posto di Don Peppe, e al mio amico Don Francesco Riccio, ho tenuto a battesimo nella parrocchia di San Nicola, a Casal di Principe, l’Associazione “Familiari e Amici di Don Giuseppe Diana”, che vuole tramandarne la memoria, e continuare la sua opera di educazione all’amore per la natura e la legalità tra i giovani e nelle scuole.
Come ho detto alla sorella di Don Diana, presenteremo questa associazione anche in Senato, perché l’universalità del messaggio di Don Peppe, il suo esempio, il suo amore per i ragazzi, nei quali vedeva i costruttori di un futuro migliore, sono patrimonio di tutta quanta la nostra nazione.