Condivido e sottoscrivo la bellissima lettera che Nino Cartabellotta, Presidente di Gimbe, scrive a Babbo Natale per salvare il nostro servizio sanitario nazionale, fondamento della nostra società democratica.
Sen.ce Mariolina Castellone
La lettera.
Caro Babbo Natale, tu che viaggi in tutto il mondo per consegnare i regali, sei il mio testimonial d’eccezione. Perché in occasione dei tuoi malanni, in Italia sei stato sempre curato con grande competenza professionale, grande umanità e, soprattutto, senza chiederti alcuna polizza assicurativa o carta di credito. Questo miracolo italiano è possibile perché il 23 dicembre 1978, mentre tu preparavi la slitta, il mio atto di nascita sanciva che dovevo «promuovere, mantenere e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione», nel rispetto dell’uguaglianza e della libertà di tutte le persone. Ma a fronte della mia generosità vengo continuamente maltrattato da tutti, quasi fossi colpevole di esistere. Da tutti i Governi che non hanno mai sufficienti risorse per il mio sostentamento, a 21 Regioni libere di condizionare la tutela della salute al CAP di residenza delle persone. Da frodi e ruberie che prosciugano risorse preziose, alla gestione delle aziende sanitarie come un’industria manifatturiera. Da manager spesso obbedienti solo a chi li ha messi sulla poltrona, a sterili battaglie tra categorie professionali, sindacati, società scientifiche: gli uni contro gli altri armati a difendere strenuamente il proprio orticello. Sino a cittadini e pazienti che mi hanno scambiato per un Supermercato Sanitario Nazionale. Mi sono già rivolto a tutti, senza successo, per salvare il salvabile. Ma prima di levare le tende, sempre più stanco e deluso, mi appello disperatamente alla tua capacità di soddisfare i desideri di grandi e piccini. E nel giorno del mio 46° compleanno, ecco la lista dei regali che vorrei trovare sotto l’albero per poter garantire a tutti il bene più prezioso. • Vorrei che tutte le forze politiche mettessero nero su bianco le loro intenzioni sul mio destino, perché la tutela della salute viene prima di tutto ed è una leva essenziale per lo sviluppo economico del Paese. • Vorrei un Governo che riapra definitivamente la valvola dell’ossigeno per garantire la mia dignitosa sopravvivenza, senza estenuanti tira e molla in occasione dell’annuale Legge di Bilancio. • Vorrei che Stato e Regioni smettessero di perdere energie in scaramucce, dimenticando che la loro leale collaborazione rappresenta quella Repubblica a cui l’articolo 32 affida la tutela della salute. • Vorrei che qualcuno regolamentasse la «concorrenza» perché, se le assicurazioni continueranno ad insinuarsi tra le mie crepe, io morirò senza funerale. E tutti si accorgeranno del mio trapasso quando dovranno esibire la carta di credito anche al pronto soccorso. • Vorrei un’adeguata valorizzazione di tutte le mie «maestranze», oltre al loro ricambio generazionale per infondermi energie e motivazione. Al tempo stesso, chiedo a tutti i miei fidi lavoratori un nuovo spirito collaborativo e una rinnovata etica professionale per riconquistare i tanti valori perduti. • Vorrei che l’Università trasferisse il mio valore alle nuove generazioni: è sempre più imbarazzante accogliere giovani entusiasti e scoprire che, dopo tanti anni di studio, non mi conoscono affatto. • Vorrei più risorse pubbliche per la ricerca indipendente, per scoprire cosa serve realmente alla salute delle persone e non per alimentare solo prestigiose pubblicazioni irrilevanti. • Vorrei che i cittadini ridimensionassero le irrealistiche aspettative per una medicina mitica e una sanità infallibile, perché la morte è inevitabile e non tutte le malattie possono essere guarite. Ricordando a tutti che io sono venuto al mondo per tutelare la loro salute, non per soddisfare capricci che rischiano di danneggiarla, perché troppi farmaci ed esami diagnostici inutili fanno male. • Vorrei che tutte le politiche ambientali, industriali e sociali fossero orientate dalla salute pubblica, perché in un pianeta sano tutti si ammalano meno. • Vorrei che la scienza guidasse sempre le scelte di chi decide sulla salute delle persone, ricordando che in medicina le ragionevoli certezze non sono bianche o nere, ma sfumano in una scala di grigi che muta continuamente. Sì lo so, caro Babbo Natale, sto chiedendo troppo e tu non sai come far passare tutti questi regali dal camino. Nessun problema, lasciali pure dove vuoi perché io da 46 anni sono sempre sveglio h24 e 7 giorni su 7 per tutelare, sempre più a fatica, la salute di 60 milioni di persone. Il tuo insostituibile Servizio Sanitario Nazionale. di Nino Cartabellotta – La Stampa 24 dicembre 2024