Oggi in Senato abbiamo esposto i disegni dei superstiti di un naufragio, appena arrivati in Italia, e raccontato le storie di chi è arrivato nel nostro Paese a bordo di un barcone o di chi è impegnato ogni giorno per soccorrere i naufraghi, in un evento che abbiamo intitolato “Non affogate il diritto d’asilo” organizzato con la giornalista Angela Noncioni.
Storie dure, di crudeltà, di umiliazione, di sofferenza.
Come quella di Soumaila Diawara, giovane attivista del Mali perseguitato nel suo Paese per motivi politici e costretto a fuggire. Con le sue parole piene di dignità e coraggio, Soumaila ci ha fatto entrare nel lager libico, dove è stato portato senza aver commesso alcun reato. Da qui, dopo aver visto donne abusate e costrette a prostituirsi e ragazzi schiavi nei campi per mettere insieme le poche decine di euro necessarie a comprare la libertà dai lager e dirigersi verso le coste europee, si è imbarcato insieme ad altre 280 persone su un gommone malandato, senza acqua né cibo. Quando è stato tratto in salvo, sulla sua imbarcazione erano rimasti appena in 30.
Oppure come la storia di Ibrahima Lo, scappato dal Senegal dopo aver visto la madre morire per non aver avuto soccorso in un incidente, e il padre spegnersi piano piano a causa di un diabete che non poteva curare perché non aveva soldi per i farmaci. Ibrahima sognava in Europa il paradiso, e invece nel suo viaggio ha conosciuto l’inferno. Perché solo così può chiamarsi una traversata del Sahara senz’acqua, con le botte feroci dei carcerieri che gli hanno lasciato sul braccio una lunga cicatrice che oggi non ha paura di mostrare, perché quel taglio, che ha dovuto suturare da solo, è niente in confronto alle ferite che continuano a sanguinare nel suo animo.
O ancora come la storia del mio giovane amico Remon Wisily, scappato dall’Egitto quando aveva appena 14 anni per motivi religiosi. Anche Remon ha conosciuto l’inferno, durante gli 11 giorni in mare, stipato insieme a un numero imprecisato di altri disperati nel fondo di un peschereccio sgangherato, mangiando un pugno di riso cotto in acqua di mare e bevendo acqua mista a cherosene affinché la nausea gli impedisse di avere sete.
Grazie a Massimo Belletti (soccorritore di Ocean Viking), a Gabriele Zoja (SOS Mediterranée), a Juan Matias Gil, Capomissione di Medici senza frontiere, che oggi ci hanno raccontato cosa i loro occhi vedono quotidianamente, e grazie a tutti i soccorritori delle Ong che operano nel Mediterraneo. Grazie all’Ammiraglio Vittorio Alessandro per aver raccontato che vuol dire soccorrere e aver spiegato la differenza tra il soccorso e l’accoglienza. Grazie all’avvocato Francesca Cancellaro per il suo impegno a difesa dei diritti di chi veramente non ha nulla. E infine grazie a Tareke Brhane, Presidente dell’Associazione 3 ottobre, per tutte le battaglie che porta avanti nelle istituzioni e nelle scuole di tutta Europa per costruire una società più giusta e accogliente. Siete la parte più bella di questo nostro Paese.
Di fronte a racconti tanto forti mi sono sentita inadeguata anche solo a commentare, ma ho voluto lanciare un messaggio di speranza. La speranza che le giovani generazioni, che su questi temi sono molto più avanti della politica, sappiano ascoltare storie come queste e immedesimarsi nelle vite delle persone per spezzare quella narrazione distorta che spesso si fa del fenomeno migratorio.
Un fenomeno che può, anzi deve essere governato, e che è assurdo pensare di fermare con muri o deportazioni forzate.
Io nel mio piccolo farò la mia parte fino in fondo, provando ad essere in Senato il megafono di tanti cittadini ed anche di chi ha vissuto sul proprio corpo l’orrore di questi viaggi disperati.
Sen.ce Mariolina Castellone
Articoli sull’evento in Senato:
Il Fatto Quotidiano
La Repubblica
Radio Radicale
Registrazione diretta Conferenza stampa “Non affogate il diritto d’asilo” (Video)